lunedì 10 giugno 2013

CRESCERE IN RELAZIONE

La vita affettiva dell'adulto si sviluppa attraverso relazioni privilegiate, a forte connotazione emotiva, queste relazioni (ed in particolare la relazione amorosa) hanno una funzione nutritiva nell'evoluzione individuale. L'affettività nutriente, centrale allo sviluppo, determina la capacità di interagire con la realtà esterna, mettendo in atto quelle competenze relazionali che sono distintive dell'equilibrio esistenziale, quali l'autostima, la fiducia in se stessi, la possibilità di affermarsi.
Lo spazio del benessere soggettivo si snoda in un continuo scambio relazionale dove l'incontro con l'altro è intersoggettività, ovvero possibilità di mutuo arricchimento che favorisce l'evoluzione.

La relazione privilegiata, così come la relazione amorosa, si realizza in un continuum di DIPENDENZA e DIFFERENZIAZIONE, dando luogo a quelle caratteristiche di incertezza tipiche dello scambio con l'altro. Il concetto di differenziazione dell'"io" rispetto al "noi" è centrale nell'equilibrio della coppia e si connota come "delimitatore" dello spazio personale, rispetto all'eccessiva fusione presente nelle dinamiche intersoggettive della coppia stessa.

La differenziazione è spesso temuta, soprattutto dai soggetti affettivamente dipendenti, come possibile forza distruttiva che espone al rischio di abbandono. La paura dell'abbandono è un rischio costante a cui si è esposti nella vita di relazione, spesso è una condizione ed una percezione soggettiva e come esperienza esistenziale presente nella vita dell'adulto, rende vulnerabili ed esposti alla sofferenza (Winnicott, 1974).

L'esperienza di sofferenza correlata al senso di abbandono è necessaria alla crescita evolutiva: il bambino per evolvere in modo sano, si separa dalla simbiosi materna, se così non fosse ne resterebbe soffocato! Allo stesso modo, l'esperienza di abbandono nell'età adulta, permette di sviluppare il concetto di solitudine esistenziale, superando l'illusione del "per sempre". La solitudine interiore, quello stato particolare di "essere con se stessi", non può essere trasmesso all'esterno, nemmeno nel più intimo dei rapporti affettivi.

La solitudine esistenziale, esperita come condizione umana, più che come "senso d'abbandono" rappresenta una conquista, cioè la capacità di "essere per se stessi", di "bastare a se stessi", solo raggiungendo tale conquista, si può sciogliere il giogo del legame che impedisce l'autonomia emotiva. Solo bastando a se stessi, si realizza l'esperienza interiore di autocontenimento, di prendersi cura di sé, presupposto fondamentale che consente di superare il rischio dello stress emotivo che si vive nelle relazioni disfunzionali.

Nell'esperienza di autocontenimento vi è un maggiore benessere individuale e, conseguentemente, una migliore capacità d'interagire con l'altro, attuando quelle modalità flessibili che permettono di essere "con" l'altro e "per" l'altro tanto quanto "con" e "per" se stessi, in un divenire costante che regola la nostra esperienza intersoggettiva con il mondo.

Angela Tosoni

Riferimenti bibliografici:

Winnicott, D. (1974) Sviluppo affettivo e ambiente: studi sulla teoria dello sviluppo affettivo. Armando, Roma.

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