martedì 10 aprile 2012

DIPENDENZA AFFETTIVA: ISTRUZIONI PER L'USO



Come si riconosce una persona che soffre di Dipendenza Affettiva?


Quando la propria serenità, la fiducia nel proprio valore, hanno origine unicamente dal giudizio e dallo stato d'animo dell'altro, quando si vivono gelosie ingiustificate (con comportamenti come il controllare il telefonino o l'agenda del partner, seguirlo, etc) e si pensa ossessivamente al partner dimenticandosi di sé, dei propri interessi forse si sta già amando troppo. 

Il "dipendente affettivo" non riesce a rimanere solo: sentimenti angoscianti come un senso di vuoto e di smarrimento potrebbero travolgerlo nei momenti di separazione così come l'impressione di poter morire a causa dell'assenza del partner. Inoltre sentimenti di odio, apparentemente senza motivo, sono seguiti dal desiderio di essere puniti, si è predisposti a svalutare i sentimenti e si ha molta paura a mostrarsi per quello che si è. 
Comuni sono anche il timore di essere esclusi, annullati e il continuo oscillare tra desiderio e la
paura di "essere vicini" al partner. L'ansia predomina lo scenario della dipendenza.

Perchè una persona può diventare "dipendente affettivamente"? Quali sono le cause? 

La dipendenza affettiva, così come la maggior parte dei disagi psichici, trova le sue origini nei propri vissuti infantili. Esperienze di abbandono, violenze fisiche e psichiche lasciano un segno doloroso e possono predisporre la persona a "tormentarsi d'amore" nella vita adulta. Per lo più si tratta di bambine (questo tipo di dipendenza ha connotazioni tipicamente femminili) costrette a diventare adulte prima del tempo, obbligate per forza di cose, ad occuparsi del genitore o dei fratelli. Bimbe buone e brave, angioletti che hanno imparato presto a cucinare, a fare le pulizie, andare bene a scuola. 

Quando si diventa "grandi" si sente l'esigenza di continuare a salvare le persone care ripetendo un copione familiare. Inoltre non è da sottovalutare l'influenza di fattori storici e sociali che hanno imposto alla donna la devozione amorosa come massima virtù. La devozione amorosa non riguarda solamente il partner ma anche il proprio genitore, i propri figli. Per la donna queste sono persone da amare in modo assoluto, cioè in virtù di un vero e proprio annullamento di sé. Senza questo "dedicarsi" al bene altrui e senza questo rendersi "amabile", una donna semplicemente non si sente donna: se un uomo la rifiuta non solo si sente brutta o non desiderabile, ma non si sente affatto donna.


E' possibile tracciare un identikit della persona tipo che soffre di tale malattia?                             

Di solito sono donne innamorate di un uomo sposato, di una persona già impegnata, vivono nellaperenne speranza che lui ritagli un po' di tempo per loro e addirittura lasci la propria donna.Speranza, questa, alimentata dalle ricorrenti promesse di lui. Sono spesso compagne di alcolisti otossicodipendenti, mogli vittime di violenze fisiche e psicologiche, ma anche innamorate silenti delcapoufficio da cui si lasciano maltrattare pur di sentirsi importanti. Donne abituate a considerarsi fragili, dipendenti, bisognose di protezione e di un punto di riferimento. 

Le donne che amano troppo hanno la vocazione a sopportare qualsiasi mancanza di rispetto da parte dell'innamorato purchè le rassicuri e, per evitare che lui fugga, si adatteranno a fare da infermiera, da mamma, confidente etc.Donne indebolite da una scarsa fiducia in loro stesse, con alla base una predominante sensazione di non poter vivere senza l'uomo che amano e che sentono di contare qualcosa solo nel ruolo disofferenti salvatrici.E' frequente che cerchino di manipolare il partner per cercare di farlo cambiare. Hanno la tendenza ad attribuire la responsabilità della propria sofferenza al fato e non a loro stesse.                                        


Nonostante il fenomeno dell'"amare troppo" sia tipicamente femminile, anche gli uomini possonosoffrire la dipendenza affettiva, vivendo angosce che hanno origine nell'infanzia e nutrendo unascarsa considerazione di sé (proprio come le donne che amano troppo).L'uomo, più della donna, tende ad alleviare queste sofferenze investendo gran parte delle energienel lavoro, impegnandosi in hobby e sport, cercando, in definitiva, delle risposte "al di fuori di sé" più che "dentro di sé".

Quali sono le conseguenze della dipendenza affettiva?
Le persone che amano troppo associano se stessi all'identità della persona amata. Si sviluppa unagrande paura per ogni cambiamento, si tende infatti a soffocare lo sviluppo delle capacità individuali e ogni interesse che vada al di là del partner. Ci si disabitua a pensare a sé, alla proprie passioni, ad una creatività che non si sa nemmeno di possedere. Si diviene ossessionati da aspettative irrealistiche e ci si convince che, operando a favore del compagno, si metterà al sicuro il rapporto.

Vissuti deludenti e risentimento saranno sufficienti a rendere inefficace un simile progetto. Si corre il rischio di cercare uomini solo per riempire grandi vuoti interiori. Non è possibile costruire una relazione con l'altro se prima non si stabilisce una relazione con se stessi. Quando si ama troppo non si sta amando veramente, le conseguenze della paura e della dipendenza, tipiche della persona tormentata d'amore, sono incompatibili con l'amore autentico.


Come reagisce il partner di fronte a questa situazione?
Spesso accanto ad una donna "salvatrice" c'è un uomo che non si prende le responsabilità, accanto ad una donna che è stata abbandonata da piccola, può esserci un uomo che la trascura e la tratta male. E, altrettanto spesso, il compagno della donna "affettivamente dipendente" soffre a sua volta di qualche tipo di dipendenza o disagio.

Guardandola in questo modo si può dire che anche l'uomo della "donna tormentata d'amore" soffre, non è in grado di vivere un amore maturo e ripete egli stesso un copione che non gli permetterà di realizzare appieno se stesso all'interno di una coppia.Generalmente sono uomini incapaci di esprimere affetto.


                   
   Tratto da un'intervista alla dott.sa Mariacandida Mazzilli

                           www.psicologiadonna.it