È parassitario. Il dipendente affettivo, proprio come un parassita che vive grazie al “nutrimento” del organismo che lo ospita, si mette nella condizione di dipendere dell’altro per sentirsi vivo; egli rinuncia alle proprie aspettative, interessi e bisogni e fa propri i bisogni e i desideri dell’altro come se si dicesse “se muore (ovvero mi abbandona) l’organismo che mi ospita muoio anch’io”.
Richiede l’assoluta devozione dell’amato. Al dipendente affettivo non basta pensare all’altro ma richiede continuamente, con il fine di rassicurarsi circa la stabilità del rapporto, continue prove d’amore. Questo atteggiamento con il tempo “stressa” il partner che, al fine di salvaguardare la propria autonomia, può “trascurare” gli infiniti bisogni di conferma del dipendente con il risultato che questi, non sentendosi rassicurato, aumenterà ancora di più le richieste di prove d’amore creando un circolo vizioso che si autoalimenta.
È manipolativo e Iperpossessivo. Come naturale conseguenza il dipendente affettivo esaspera, al fine di ottenere il bisogno di sicurezza emotiva di cui necessità, gli atteggiamenti di possessività e controllo cercando di “ spiare” non solo i comportamenti ma anche i pensieri del partner. Anche la manipolazione diventa una strategia funzionale al bisogno di sicurezza (i ricatti affettivi possono essere frequenti come pure gesti auto lesivi o minacce di suicidio).
Secondo, D. Miller ( 1994) la Dipendenza Affettiva colpisce nella stragrande maggioranza dei casi, superiore al 90%, donne di diverse fasce di età dalle più giovani alle donne mature. Queste donne vivono, come già descritto in precedenza, le relazioni amorose alla ricerca di uno stato di fusione con il partner per il quale sono disposte a sacrificare tutti i loro interessi personali, desideri, aspettative, crescita personale e professionale, fino al punto di annullare se stesse a vantaggio dell’altro. Le aspirazioni personali vengono “rinnegate” a favore di quelle del partner il cui “amore”, interesse, affetto e sicurezza affettiva vengono considerati di vitale importanza per la propria esistenza. Queste donne passano la loro vita a mendicare l’“affetto”del’altro che idealizzano come proiezione del proprio Sé a cui cercano di dare valore, per sopprimere i sentimenti di inadeguatezza, vuoto, ansia, impotenza,scarsa autostima, non amabilità che si trovano a fronteggiare.
La Dipendenza d’Amore trova le radici nell’infanzia di queste donne i cui bisogni d’amore, affetto ed accudimento sono stati frustrati; nella relazione con le figure significative il bambino impara, attraverso le cure e la sensibilità dell’altro, che egli “è una persona degna d’amore”, è questo sentimento, che in genere lo accompagna per tutta la vita, che nutre l’amor proprio e la fiducia verso se stessi e gli altri. Le donne che sviluppano la Dipendenza Affettiva non hanno introiettato questo sentimento ma, al contrario, si sono convinte “che i loro bisogni non contano” o che “ non sono degne di essere amate”.
Come sottolinea J.L. Herman (1992), molte di queste donne hanno una storia infantile di maltrattamenti fisici e psicologici, spesso sono state vittime di abusi sessuali o molestie, o comunque i loro bisogni sono stati negati o frustrati. Da adulte, queste donne tendono a negare i propri bisogni, presentano una bassa autostima e la loro identità appare labile (necessitando dell’altro per essere consolidata). In riferimento ai possibili traumi subiti (abusi sessuali o violenze fisiche e/o psicologiche) alcuni autori, come D. Miller, hanno ipotizzato un paragone tra Dipendenza Affettiva e Disturbo Post Traumatico da Stress che presenta un quadro sintomatologico caratterizzato da: dissociazione, panico, disturbi del sonno, irritabilità, perdita di concentrazione, flash back, istinto a fuggire ecc.
E’ molto probabile che nell’eziologia della Dipendenza Affettiva partecipano diverse concause: come lo stile di attaccamento e i modelli operativi interni che si sviluppano nell’infanzia e regolano lo stile e le caratteristiche con un cui una persona si relaziona agli altri (Sicuro, Evitante, ambivalente, Disorganizzato), l’influenza culturale che nel recente passato ha relegato le donne a ruoli subordinati e passivi, infine la nuova sociologia della famiglia che, rispetto alle famiglie tradizionali stabili e coese, presenta legami sempre più ambigui ed instabili".
Dr Gaspare Costa
http://www.attacchidipanico-ansia.it/attacchidipanico-ansia/dipendenzaaffettiva.htm