lunedì 18 febbraio 2013

LOVE SICKNESS E CURA DI SE'

 Nella dipendenza affettiva l’amore per l’altro, totalizzante e paralizzante,  impedisce al soggetto dipendente di percepirsi come unità separata dall’oggetto del proprio amore. L’altro, l’amato diventa il focus principale dei propri pensieri, delle attenzioni, ogni energia, ogni impulso vitale si concentra sull’oggetto d’amore senza soluzione di continuità. Questo stato di cose, caratteristico della condizione dipendente, oltre a far stare male, mette l’altro in fuga, lo rende refrattario proprio a causa dell’intenso focus di attenzioni che riceve.
La relazione, quando diventa “tossica”, quando rende ossessionati dall’altro al punto di perdere interesse per se stessi, non è più amore: diventa dipendenza!
Dall’iniziale sentimento d’amore, dove il cuore batte forte e si vivono intense emozioni, si passa alla paura dell’abbandono, costante e reiterata, alla sofferenza, allo smarrimento se l’altro non c’è. E allora dell’amore non rimane che un ricordo vagheggiato, un anelito al quale aspirare con struggente desiderio, certi che “così come io ti vorrei… non ti avrò mai!”
Alcune relazioni, quelle dipendenti, sono dannose, nocive, sono, appunto, espressione di un disagio, di un amore che, invece che far star bene, fa stare male!
Alcune dipendenze, nella nostra cultura, sono ormai codificate come patologia, la dipendenza da sostanze, da alcol, da gioco, altre sono dipendenze sommerse, di cui poco si parla, e tuttavia non sono certo meno dilaganti ed invalidanti. Tra le dipendenze, la dipendenza affettiva resta quella più silente, non da effetti collaterali eclatanti, non ha un eco sociale molto forte, se non nella mente di chi ne è posseduto. Il copione segue uno schema preciso che non è quello della reciprocità: uno insegue e l’altro fugge! E così l’altro diventa qualcuno da inseguire, da convincere, da capire, da controllare, da carpire, da possedere eccetera eccetera.
Si innesca una lotta senza fine, poiché in queste storie dannose non c’è libertà, non c’è rispetto, non c’è amore. C’è bisongo, c’è lotta per il potere, a volte c’è violenza. C’è fame dell’altro, una fame che divora e fagocita, dove l’altro viene vampirizzato e introiettato, ma mai visto per quello che realmente è.

Come se ne esce?
Come da qualsiasi dipendenza! Rimettendo se stessi al centro, se stessi e la cura di sé! Ricostruendo la propria autostima ed imparare ad esistere per se stessi, riempire la propria esistenza con l’amore e la cura di sé! Soddisfacendo i propri bisogni, assumendosi la responsabilità di accudirsi. E’ un cammino lungo, fatto di sentieri tortuosi e ricadute, tuttavia è la strada per prendersi cura del nostro bambino interiore, per imparare a contenersi. Questo scopo è più condivisibile e più raggiungibile in un gruppo di auto aiuto, dove la condivisione dell’esperienza permette ai singoli di sostenersi di incontrarsi su una base comune di emotività condivisa. In un gruppo di auto aiuto si può imparare a stare bene con se stessi, sentirsi completi, esseri armoniosi e creativi, amandosi ed accettandosi pienamente per ciò che si è e si può essere.

Angela Tosoni