giovedì 18 aprile 2013

EZIOLOGIA DELL'AMORE E SVILUPPO DEL SE'

La capacità di costruire relazioni affettive nutrienti è alla base dello sviluppo individuale e del benessere psicofisico. Nella teoria del Sé elaborata da Heinz Kohut vengono evidenziati gli elementi evolutivi  dello sviluppo della personalità, e tra questi, viene illustrato il narcisismo sano e costruttivo. Infatti, Kohut ritiene che per compiersi lo sviluppo del Sé individuale, si debba passare dal Sé nucleare e successivamente arrivare ad un Sé coesivo adulto.
In questo processo il narcisismo svolge una funzione necessaria e strutturante per la crescita e la maturazione affettiva. Kohut individua un narcisismo fisiologico, vissuto dal bambino attraverso la fase di grandiosità ed onnipotenza, che successivamente, nell’interazione con le figure di riferimento, si sviluppa in narcisismo sano e costruttivo che si esprime in autostima ed aspirazioni, laddove l’interazione adulto/bambino è corrispondente ai bisogni di crescita e di riconoscimento empatico.
Il narcisismo è quindi una dimensione primaria della vita psichica, e soprattutto, della vita emotivo-affettiva di relazione. Si esprime come elemento presente sin dalla nascita e caratterizza quello che Kohut chiama Sé nucleare.
Il narcisismo primario reca in sé le caratteristiche di grandiosità, onnipotenza, invulnerabilità. Tali aspetti, tipici della vita infantile, non scompaiono con lo sviluppo e tendono a riemergere nella vita adulta in situazioni – nei rapporti affettivi – che riattivano queste dimensioni arcaiche.
Lo sviluppo del Sé è attivato attraverso il supporto delle figure parentali, nello scambio individuo/ambiente e si attua nel mutevole equilibrio piacere/dispiacere che riconduce il bambino, dalla dimensione di onnipotenza, al principio di realtà.
Nella vita adulta, l’evoluzione narcisistica si concretizza nel dominare e relativizzare queste caratteristiche primarie della vita relazione, in modo flessibile ed aderente ai bisogni intersoggettivi, per poterne recuperare gli aspetti necessari nelle fasi di regressione reversibile, quali possono essere il senso di appartenenza e di esclusività, come esperienze vissute all’interno della relazione amorosa.
In tal senso, il narcisismo sano e costruttivo - ovvero l’amore di sé, l’autostima, la fiducia in sé stessi – sono fattori indispensabili nei rapporti affettivi maturi e sono i prerequisiti dell’amore, piuttosto che una loro conseguenza! Inoltre, questi fattori presenti nell’individuo adulto come espressione di una raggiunta maturità soggettiva, si alimentano ed aumentano esponenzialmente nella relazione amorosa: un individuo che ama appassionatamente sente crescere la propria autostima poiché l’intensità emozionale gli fa percepire ed affermare se stesso.
Questa esperienza necessita di un sé coeso che può essere solo rafforzato dall’amore, infatti, ogni esperienza intensa può solo intensificare il senso del sé.


Angela Tosoni

Riferimenti bibliografici:
Carotenuto A. (1991) Trattato di psicologia della personalità. Raffaello Cortina Editore, Milano.
Kohut, H. (1982) La ricerca del Sé. Boringhieri, Torino.

venerdì 5 aprile 2013

MI AMI? MA QUANTO MI AMI?

La dipendenza affettiva inizia quando manca la capacità di vivere il rapporto di coppia come alternanza tra momenti di separatezza e momenti di fusionalità, quando all’altro si richiede un costante ruolo protettivo, una costante dedizione o  “impegno”, quando l’amore non è più fonte di arricchimento, ma compensazione di qualcosa che supplisce il senso di vuoto. Accade così che la paura di perdere l'altro e i bisogni eccessivi di protezione e rassicurazione hanno come conseguenza una sorta di vincolo: il rapporto non più un incontro tra due anime, ma diventa una gabbia affettiva, una limitazione reciproca, dove le dinamiche comportamentali, sono determinate da fasi disfunzionali, dove la relazione si trasforma da nutrimento in tormento.

Le fasi in atto nella dipendenza affettiva:


Chi soffre di dipendenza affettiva tende a sviluppare relazioni con persone che soddisfano i bisogni di cura e protezione, vivendo, solitamente,  delle fasi, ossia dei veri e propri circoli viziosi all’interno della coppia, che di solito servono a perpetuare e rinforzare le difficoltà della relazione.
Nella dipendenza sentimentale si osservano tre fasi interpersonali che possono svilupparsi nella relazione di coppia:

La fase dell'idealizzazione/compiacenza: in cui il partner viene idealizzato, soddisfatto, e  i suoi bisogni vengono visti come prioritari, al fine di ricevere in cambio attenzioni. Se questa aspettativa viene soddisfatta, almeno inizialmente, l’altro si sente gratificato, risponde alle attenzioni dandone a sua volta e adotta il ruolo di guida. Il soggetto dipendente, conseguentemente, sviluppa senso di realizzazione. Al contrario, nel caso in cui l’altro non dia l’attenzione desiderata, il soggetto entra in uno stato di paura, minaccia e ansia di essere abbandonato. 

Chi soffre di dipendenza affettiva tende a fare propri gli scopi e gli obiettivi altrui, per dare significato e senso alla propria esperienza: gli altri sono idealizzati e investiti di potere, del ruolo di guida, il loro punto di vista è assunto come prioritario. Quando le scelte altrui sono incompatibili con i propri scopi personali, il dipendente affettivo inizia a sentire un senso di inadeguatezza di costrizione, al quale reagisce con sofferenza emotiva, nella quale possono emergere di sentimenti di rabbia, ai quali si innescano rapidamente i sensi di colpa, una forte autocritica, la paura di abbandono e di punizione che lo spingono ad attuare strategie riparative per mantenere salda la relazione.

Diversamente, se l’altro reagisce in maniera distaccata o esercita il proprio ruolo di potere, si sviluppa una fase di abnegazione.

La fase masochista: si innesca a seguito delle continue attenzioni che il dipendente affettivo riversa sull’altro, che, sentendosi oppresso dalle eccessive richieste tenta sottrarsi dalla relazione. Il comportamento del dipendente, allora, si trasforma da compiacente a  sottomesso, nel tentativo disperato di piacere a tutti i costi. “Sono disposto a fare tutto per te!” sembra dire il dipendente, alimentando così nell’altro l’idea che può continuare ad esercitare il suo potere richiedente.

Quando, però, la relazione si basa esclusivamente sul dominio e sul potere si perde il senso del rapporto, si vive nella sensazione di non avere valore per l'altro, ci si sente vulnerabili, vittime del controllo che l'altro esercita facendo leva sui punti deboli (ovvero sui sentimenti di paura e di abbandono) del love addicted. Vivendo nel timore della rottura della relazione e sperimentando il senso d'abbandono, l’individuo dipendente attua una strategia di abnegazione, replicando i comportamenti sottomessi, che lo imprigionano all'interno di un paradosso: rinforzare il potere dell'altro.

Questa fase è caratterizzata dall’incapacità di integrare i vari momenti della relazione e di identificare l’immagine dell’altro come distaccato e distante, l’oggetto d'amore è visto come oggetto irraggiungibile, come unico tramite possibile con il quale poter vivere l'ebbrezza e la felicità amorosa, la rievocazione dei momenti felici trascorsi insieme diventano pensiero ricorrente. Non si è in grado, quindi, di vedere l'indifferenza dell'altro come comportamento finalizzato a mantenere il potere ed il controllo, al contrario, questi atteggiamenti sono giustificati, perchè li si attribbuisce ad una propria condotta esagerata o inadeguata.

La fase confusionale: si realizza quando si ha una scarsa capacità di gestione della relazione e il bisogno continuo e costante di consigli e rassicurazioni. Il partner è spesso coinvolto in rituali di rassicurazione, ciò fa sì che  la risposta affettiva sia discontinua, oscillando tra  la dimostrazione di affetto, da una parte, e il tentativo di distanziarsi e allontanarsi dalle pressanti richieste, dall’altra.

Ovviamente, questo atteggiamento non facilita, nel soggetto dipendente, la costruzione di una fiducia in se stesso e nel rapporto, al contrario, il comportamento dell'altro è visto come imprevedibili e ambivalente, il che non fa che aumentare la paura d'abbandono e la richiesta di ulteriori rassicurazioni, rafforzando così una dinamica disfunzionale.


Angela Tosoni